Un
progetto: tra arte e cultura
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L'idea
di denominare il frantoio "delle Colline del Sacro", nasce dal
desiderio di identificare e valorizzare le colline dell'entroterra
pesarese, corrispondenti alle circoscrizioni di Novilara, Candelara,
Ginestreto, Santa Veneranda, Santa Maria dell'Arzilla e comune di
Mombaroccio. Queste terre sono dette Colline del Sacro. Il nostro
desiderio e quello di far conoscere questo territorio ricco di storia e di
arte.
Il nome di
questi piccoli centri ci rammenta la loro storia come feudi contesi dalle
grandi casate delle due principali città, Pesaro e Fano.
Infatti, tra il
'400 e il '700, generosi committenti e le numerose confraternite
religiose, ricoprirono di affreschi, quadri e oggettistiche sacre le
chiese del luogo.
La
peculiarità di alcuni di questi affreschi è l'interpretazione della
religiosità delle classi popolari in ambito.
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Candelara

Sul
filo delle colline che circondano Pesaro a destra della foce del
fiume Foglia, si affacciano numerosi centri, tra questi Candelara.
Da
sempre le vicende e i destini di Candelara sono rimasti legati a
quelli di Pesaro. Le notizie su questo paese sono rare e scarsamente
documentate.
Fino
a non molti anni addietro, come termine certo per dipanare la storia
del centro, la data documentata è il 1290, anno in cui Varcolo,
arciprete della pieve di Santo Stefano (Candelara), versava la
decima sui frutti e sui redditi alla Camera Apostolica.
Nei
primi secoli del Medioevo, mentre perdurava nelle periferie la
diffusione del Cristianesimo, ai pagi si sostituirono le pievi,
così fu anche per Candelara.
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Ginestreto
 La
considerevole altezza del colle (288 m.), consente di spaziare sul
dolcissimo paesaggio, particolarmente ricco e fertile.
Da
questo antico e splendido luogo, viene un'opera tra le più
importanti del patrimonio artistico pesarese: un sarcofago barbarico
del VII°-VIII° secolo.
Il
castello sorto tra il X° e XI° secolo, faceva parte del contado di
Pesaro; non vi esisteva nè una
rocca nè un palazzo, l'unica caratteristica architettonica era
l'ingresso fortificato a triplice arcata, con ponte levatoio.
La
Pieve Vecchia, dedicata a San Pietro, è stata costruita
anteriormente al castello, essendo la prima forma di insediamento
rurale di una comunità intorno all'edificio religioso. I frammenti
di affreschi superstiti interpretano la religiosità popolare.
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Mombaroccio
 Mombaroccio
ha, oggi, una popolazione in gran parte allogena.
Correnti migratorie provenienti da aree di forte disagio
economico-sociale hanno rimpiazzato i mezzadri, i braccianti
agricoli, gli artigiani rurali emigrati, negli anni '50, verso le
città.
L'origine di Mombaroccio non è stata ancora sufficientemente
studiata. Sembra comunque da assegnarsi al XIII secolo e da
collegare
a
un fenomeno di sinecismo, cioè alla fusione di vari piccoli
castelli e ville. Certo è che la vicenda storica di questo
territorio si iscrive per intero nella storia del contado Pesarese:
Monte Baroccio cioè, come gli altri castelli del contado, dipende
strettamente dalla città. Pesaro impone i propri statuti ai
castelli assoggettati, decide le imposizioni fiscali anche per il
contado, forma i catasti e manda propri rappresentanti ad
amministrare la giustizia.
Nel secolo XV,
quando la soggezione dei castelli è ancora meno definita e gravosa,
Monte Baroccio ha indubbiamente importanza e vitalità notevoli. Lo
dimostrano la struttura urbanistica e le mura, le opere d'arte che
in parte ancora si conservano nelle sue chiese, la fondazione di un
secondo convento, le attive presenze di notai e fortunati mercanti.
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Novilara
 La
storia ha radici lontane, perché Novilara è il luogo archeologico
più famoso del territorio pesarese.
Le necropoli rinvenute hanno rivelato l'esistenza di un abitato
dell'età del ferro,
collocabile tra il
VII° e VI° secolo A.C..
Il paese
poggia sulle molasse mioceniche, arenarie gialle poco cementate
(tufo), che favoriscono scarpate ripide e pendici anche scoscese con
le superfici spesso tormentate dalle pendenze elevate pur mascherate
dalle vegetazioni. A quote più basse le colline si fanno più dolci
e morbide nei profili.
L'integrità
del castello è stata alterata da alcune distruzioni; resta intatto
il fascino quasi metafisico delle stradine silenziose, dominate
dall'alta mole della chiesa del Sacramento, e da case ristrutturate.
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Santa Maria della Arzilla
 Lungo
il torrente Arzilla, nella via che conduce a Mombaroccio esiste una
chiesa in stile gotico a travi, senza soffitto eccetto la Cappella
dell' Altar Maggiore, che si intitola di Santa Maria delle Grazie
dell'Arzilla. L'antica chiesola sembra edificata fin dal 1420 forse
in sostituzione di una più antica cella.
L'immagine
principale che si venera in questa Chiesa è un bel dipinto datato
1462 di Giovanni Antonio da Pesaro: Madonna della Misericordia; una
tavola rappresentante la Beata Vergine con in seno il Bambino. Sotto
il suo manto si vedono a terra inginocchiati uomini di ogni grado e
condizione vestiti nella foggia di quel secolo, ed a sinistra delle
donne tutti nell'atto di chiedere grazia.
Dal 1461,
sul torrente Arzilla, verso Mombaroccio, c'è il Molino Bellucci (ex
Piandara), l'ultimo di undici attività molinatorie funzionanti ad
acqua, dotato del "bottaccio" (vallato) per l'invaso
dell'acqua e delle "retrecine" (una sorta di palla di
legno di quercia che, sotto la spinta dell'acqua aziona le macine).
Sul finire degli anni '70 era mosso esclusivamente dall'acqua che si
raccoglie nel suo ampio bottaccio; oggi funziona anche ad energia
elettrica.
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Santa Veneranda
 La
borgata di Santa Veneranda è estrema periferia della città di
Pesaro, ma fino ad anni recenti era un mucchietto di "poche e
misere case" in aperta campagna, senza una bottega né una
bettola: "fortunatamente" diceva
un cronista un secolo fa, echeggiando le preoccupazioni dei ceti
abbienti per le virtù dei braccianti e mezzadri.
Sarebbe
interessante studiare l'espansione iniziata nel '700 e le recenti
trasformazioni. Molto più interessante potrebbe essere ricostruire
le tracce di Santa Veneranda, che probabilmente non è mai esistita,
mentre il suo culto era ben radicato nei secoli passati.
Il
culto di questa santa è stato diffuso dall'insediamento della
colonia slava che dal '500 si era integrata nella campagna pesarese,
fondando la confraternita di Santa Veneranda; le pitture via via
commissionate dalla confraternita sono la migliore produzione
pittorica del primo Seicento pesarese.
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